Il vuoto? Il vuoto

Considerare tutto ciò un basamento della Biodinamica, mi fa star bene.
Lo so: è una lettura che ha bisogno di tempo ed impegno. Questo tempo incluso, oserei dire, che è già come essere nella marea.
Ti auguro una buona lettura.
Come una ruota, come una ruota, come una ruota con i suoi raggi convergenti verso il mozzo e divergenti verso l’esterno, attingiamo informazioni, cerchiamo relazioni portando ciò al centro, il preciso nutrimento, per avere la spinta divergente, ancora.
La marea diverge e converge ed altro. In tutto ciò, il vuoto che parte ha?
Ancora belle parole di Laozi, raccolte da Shantena Augusto Sabbadini in “Tao: i racconti della vita”.

IL VUOTO 
La descrizione che più si avvicina all’indescrivibile Dao è forse come ‘vuoto’. Questo vuoto è fecondo, è una sorgente inesauribile da cui tutte le cose emergono e a cui ritornano. Al vuoto il saggio si volge come alla sua più autentica dimora. Il cammino del ritorno che è il movimento del Dao non è dunque un riempirsi, ma uno svuotarsi. Le cose concrete hanno una loro relativa utilità, ma ‘l’utilità essenziale appartiene al vuoto’. (Shantena Augusto Sabbadini)

Il vuoto inesauribile 
Il Dao è un recipiente vuoto,
ma a esso puoi attingere senza fine.
È un abisso senza fondo,
il progenitore delle miriadi degli esseri. 
In esso i contorni taglienti sono smussati, i nodi sono sciolti,
lo splendore è attenuato,
la polvere si deposita. 
È una sorgente profonda, inesauribile.
Non so di chi sia figlio:
la sua immagine esisteva prima degli antenati.
(Laozi, 4)

Il nostro caro embrione che ci vive ancora, caro embrione. Lo sappiamo perché l’abbiamo fatto. Cosa abbiamo fatto? Ci siamo impastati e rimpastati, ci siamo bruciati per ricostituirci nuovi, ci siamo allungati per annodarci e annodati per distenderci ancora, ci siamo divisi per ricongiungerci. Siamo stati e ci siamo assistiti nella vitalità di queste piccole morti.
Anche ora stiamo compiendo questa volontà ampia. Ma, dov’è il suo inizio? Dov’è il suo termine?

Spazio metabolico, spazio dalle qualità di organo. Lo spazio tra me e te, permette che tu sia tu ed io sia io. Lo spazio crea possibilità e le ha da sempre. Il centro onora lo spazio ed invita l’ordine, l’accesso, la funzione essenziale…

L’utilita’ essenziale 
Facciamo convergere trenta raggi sul mozzo,
ma è il foro centrale che rende utile la ruota. Plasmiamo la creta per formare un recipiente,
ma è la cavità interna che rende utile il recipiente. Apriamo porte e finestre nelle pareti di una casa: sono queste aperture che rendono utile la casa. 
Perciò il pieno è utile,
ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.
(Laozi, 11)

Per la Quiete. Cedi e cedi: cosa ti resta? Forse resti quel che veramente sei? La bellezza del gregario? La bellezza del proprio posto? Ma che bello riconoscere che possiamo già essere e stare al proprio posto! Tutto senza fare solamente il fare, attingendo a quel regalo dal nome di originalità.
E nulla si perde… appunto.

Ritornare alle radici 
Porta il vuoto al suo limite ultimo,
resta saldo nella quiete.
Le miriadi degli esseri nascono e muoiono: osserva il loro ritorno.
Le innumerevoli creature ritornano
ciascuna alla propria radice.
Ritornare alla propria radice è detto ‘la quiete’. ‘Quiete’ è accettare il proprio destino.
Accettare il proprio destino
è divenire parte dell’eterno.
Conoscere l’eterno è saggezza,
ignorarlo è muovere ciecamente verso la rovina. 
La conoscenza dell’eterno rende vasti, la vastità rende imparziali, l’imparzialità rende regali,
la regalità rende simili al cielo. 
Essere simili al cielo è essere nel Dao.
Essere nel Dao è durare per sempre.
Allora, benché il corpo finisca, nessun danno.
(Laozi)

 

 

a cura di paolo raccanello

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