La natura incarnata della presenza – parte 2

Appunti biodinamici tratti da una conversazione tra Gabriella Caramore ed Enzo Bianchi, una domenica mattina.
QUI potete trovare la prima parte dell’articolo.

“Il dono è un’esperienza che nel tempo molti antropologi hanno descritto, poiché è conosciuto ovunque.
Noi vediamo che nella vita delle persone ci sono dei momenti in cui si sente il bisogno del donare, perché il donare è insito nell’uomo. È una maniera per onorare la relazione, di dire che crediamo nell’esistenza dell’altro, che abbiamo fiducia nell’altro, che siamo contenti che l’altro ci sia, che noi in qualche misura vogliamo volergli bene. Allora gli facciamo il dono.
L’uomo conserva questa capacità, perché in ognuno di noi c’è questo bisogno profondo, il bisogno di dire “faccio qualcosa di gratuito”. Questo è straordinario!
Anche nell’uomo più egoista ci sarà un momento in cui emergerà la gratuità: finché c’è quel momento, lui resterà uomo.
Poi dovrà certamente in qualche misura mutare quando qualcuno avrà un comportamento non buono, ma il fatto di essere uomo lo porta, prima o poi, a riconoscere che è capace di fare un gesto gratuito.
Allora, comprendiamo il fatto di aver fatto un dono, comprendiamo il fatto di averlo fatto.

Il vero dono che uno può fare è innanzitutto il dono della sua presenza; poter dire ad un altro “io sono qui”…. ma detto, oserei dire, con attenzione all’altro e con la disponibilità all’altro.
Un po’ come dirgli: “io ti offro innanzitutto la mia presenza”; “sono qui, sono qui con te”; “sono qui accanto a te”. Questo è quello che garantisce che tutti i doni siano autentici.
Se c’è questa disponibilità, diamo qualcosa di noi, diamo la nostra presenza, diamo qualcosa che è il nostro tempo.

Non sempre sappiamo dare cose agli altri, a volte siamo maldestri, a volte interpretiamo male il bisogno degli altri, a volte addirittura non sappiamo parlare la loro lingua. Facciamo semplicemente capire “io sono qui con te”. Credo che molti di noi abbiamo bisogno soprattutto di percepire questo “io sono qui con te” nella vita familiare, quando siamo malati, quando ci sentiamo vecchi. Non abbiamo bisogno di altro se non che di qualcuno che ci dica “io sono qui”, “voglio stare un po’ di tempo con te”, “ti do la mia presenza”.
Quello è il dono, secondo me, dal quale possono scaturire tutti gli altri doni, in sincerità.
Quindi non lasciare l’altro da solo, non lasciare te stesso solo.
Prima di tutto, donati la tua presenza, parti da te.”

 

 

 

a cura di paolo raccanello

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