Pollack e le enigmatiche facce dell’acqua

Alla data della pubblicazione di questo articolo mancano solo 35 giorni alla conferenza annuale di A.CS.I.
L’ospite primario sarà proprio il prof. Gerald H. Pollack
a Roma il 27 e 28 ottobre iscriviti QUI

 

 

 

“Niente è più difficile da vedere con i propri occhi 

di quello che si ha sotto il naso.”

Goethe

 

L’acqua interfacciale
L’acqua, per come appare ai nostri occhi, è solo acqua, ovvero, sembra solo acqua. Tuttora il prof. Pollack si stupisce di come l’apparenza (ciò che appare) ci possa trarre in inganno. Lui stesso si è reso conto, soprattutto nel suo ultimo decennio dedicato alla ricerca, di come l’acqua in un bicchiere posso influenzare il bicchiere stesso, le particelle e le molecole disciolte in quest’acqua.
Pollack si trova dinanzi a rivelazioni “acquatiche” che di continuo si rinnovano e lo stupiscono, nonostante le ricerche fatte negli ultimi cinquant’anni.
Nel suo libro, La quarta fase dell’acqua, continuamente manifesta una stupefacenza tipica del vero scienziato. Alla base di tutto questo, Pollack comprende la potenzialità del valore “nascosto” che possiede l’acqua. Pollack si appassiona a descrivere molti aneddoti ed esperimenti che lo hanno portato a considerare l’esistenza della quarta fase dell’acqua.
Eccovene alcuni.

Gli scambi ordinati
Pollack, narra di un interessante incontro che avvenne con il professor Hirai dell’università di Shinshu, in Giappone.
Pollack catturò l’interesse del professore, raccontando la relazione tra acqua e cellula, descritta ampiamente nel suo libro “Cellule, gel e i motori della vita”.
Durante questo succoso scambio, il professor Hirai raccontò di alcuni esperimenti di laboratorio sul flusso dei liquidi all’interno di specifici microcilindri, usando delle microsfere come tracciatori di posizione e reazione. Rimasero entrambi incuriositi dall’esito di questi esperimenti e nello specifico dalla disposizione delle microsfere.
Tutto ciò accese ulteriore interesse.
Fu così, che tra i due scienziati crebbero scambi di idee e di considerazioni, finendo per unire anche sforzi pratici.
Quello che osservarono entrambi in laboratorio erano manifestazioni dell’acqua “ordinate”: notarono entrambi che l’acqua cercava e trovava sempre un “ordine”, una “disposizione ordinata”.
Ma è un ordine particolare, poiché esclude qualcosa…

Acque agitabili
Ma cosa si esclude? Pollack comprende benissimo che si sta muovendo in acque facilmente agitabili: c’è un alto rischio di essere additati (riguardo a questo leggi il precedente articolo QUI). A dirla tutta, secondo la moderna chimica, alcuni fenomeni non dovrebbero addirittura esistere!
Eh si… rimanendo cauti, si potrebbe presumere che ci possa essere quel particolare comportamento tra superficie e liquido, ma…
Ed ancora il nostro Pollack ci prova.
Osserva in modo rinnovato la disposizione degli ioni nei vari strati che l’acqua genera in relazione alla superficie di contatto. Da questa osservazione ne riceve movimenti, transizioni, distanze, valori, disposizioni: moltissimi dati che si interfacciano con le affermate teorie della chimica moderna.

Un team al lavoro
La ricerca di errori è un grande lavoro che ha bisogno di una grande umiltà.
Ecco che un corollario di scienziati/suggeritori si amplifica attorno all’equipe del prof. Pollack. Alcuni scienziati gli suggerirono di assicurare la ricerca che stava perseguendo, ad esempio controllando le influenze che la temperatura dell’acqua poteva avere sull’esito degli esperimenti. Altri suggerimenti riguardavano la qualità dei polimeri, altri sul verificare gli effetti di differenti polarizzazioni delle microsfere traccianti.
Ebbene, da questo lavoro collettivo e dalla vastità di prove raccolte in laboratorio, emerge un comune denominatore: in quasi tutte le prove una speciale zona si forma e si manifesta!
Pollack sa bene di cosa si tratta, ma non gli basta e continua con gli esperimenti per trovare solidità maggiori alle sue affermazioni ed intuizioni.

Ma quante zone d’esclusione…
Pollack ha osservato quelle speciali zone di esclusione anche nei vasi sanguigni, nei muscoli e nelle piante. Tutte queste sono superfici idrofile, ovvero superfici in grado di stabilire legami con l’acqua. Pensiamo quindi al nostro sangue e alla sua rete di circolazione; pensiamo a tutti gli altri fluidi che ci scorrono ordinatamente nel corpo; pensiamo alla dinamica o alla biodinamica delle nostre cellule. In biodinamica abbiamo veramente a che fare con i fluidi, vero?
Ma… lasciamoci trasportare ancora per un po’.

Acqua ordinata e raffinata
Pollack conferma che le zone di esclusione sono libere da soluti, ovvero quel componente il cui stato di aggregazione è diverso dalla soluzione che lo accoglie. Possiamo definire questa zona di esclusione come una zona  di “acqua ordinata e raffinata”.
Questo speciale ordinamento, scopre Pollack ancora una volta, non è una cosa nuova. È un affare vecchio di settant’anni, ma non è mai stato così raffinato come ora ce lo sta presentando Pollack, settant’anni dopo.

To be continued…

 

 

a cura di paolo raccanello

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