Il fisico italiano Emilio del Giudice in questa conferenza parla di una proprietà dell’acqua scoperta da Gerald Pollack. Una scoperta che chiarisce uno dei misteri più grandi della biologia, evidenziato già negli anni Cinquanta del Novecento dal premio nobel per la medicina Albert Szent-Gyorgyi.
Facciamo un breve riassunto. Nella materia vivente succedono una grandissima quantità di reazioni chimiche. Queste sono possibili solo se una qualche sostanza sia in grado di liberare elettroni. Ma quale tra le sostanze presenti nella materia vivente è in grado di liberarli? Ecco il mistero. Gyorgyi pensa che sia l’acqua. Eppure occorrono 12,6 elettronvolt per liberare un elettrone di una molecola d’acqua. Cosa che richiede un livello di energia (nucleare o termica) incompatibile con la vita. Da dove vengono allora gli elettroni che servono per le reazioni chimiche che accadono continuamente nel corpo?
Come aveva intuito Albert Szent-Gyorgyi questi vengono proprio dall’acqua. Ecco il racconto di Emilio del Giudice.
All’inizio degli anni 2000 il fisico americano Gerald Pollack dell’Università di Seattle, ha osservato sperimentalmente che l’acqua vicino alle superfici, per una profondità di vari micron, è un’acqua che ha proprietà diverse da quella sfusa (bulk) e che è capace di cedere facilmente elettroni.
La molecola d’acqua, quando è isolata, richiede 12,6 elettronvolt per liberare un elettrone, ma
la stessa cosa non è vera quando questa stessa molecola sta insieme ad altre molecole d’acqua e quando è vicina a una superficie.
Dobbiamo ricordare che nella materia vivente tutto è organizzato attraverso membrane e che non c’è punto del nostro organismo che disti più di 1 milionesimo di centimetro da una qualche membrana. Questo significa che non c’è molecola d’acqua (il 99% di tutte le molecole presenti nel corpo sono d’acqua) che disti più di 1 milionesimo di centimetro da una membrana.
Pollack dimostra quindi che l’acqua vicina a una membrana ha una natura diversa e che è sufficiente mettere in questa acqua l’estremità di un filo elettrico per avere una corrente. Questa corrente, secondo Pollack, è l’espressione di quella che anticamente si chiamava la forza vitale. Una specifica forma di energia che è al lavoro negli organismi biologici.
Del Giudice descrive un esperimento di Pollack. “Riempie di acqua un recipente le cui pareti sono fatte di sostanze proteiche idrofile, poi versa tracce di colorante, osserva questo liquido colorato con un potente microscopio e che cosa scopre? Che il colorante non si scioglie uniformemente ma lascia delle zone oscure in vicinanza delle pareti. Chiama questo strato zona di esclusione. In altre parole dimostra che i soluti non possono penetrare in questa zona. Non solo, Pollack scopre che in questa zona è facile che l’acqua ceda elettroni. Nell’acqua che ha queste caratteristiche particolari non si scioglie niente e i soluti restano sulle superfici e si organizzano sulle superfici. Ecco qual è il meccanismo che dà luogo alle morfologie biologiche. Se abbiamo queste regioni di acqua in cui non penetra niente, nelle intercapedini tra di esse si addensano i soluti. E così che si formano delle architetture, delle strutture che hanno una loro morfologia e che sono la radiografia dei domini di coerenza dell’acqua. In altre parole queste strutture ricalcano la struttura delle regioni organizzate dell’acqua quelle che Pollack chiama zone di esclusione.
Rosella Denicolò
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L’elemento Acqua – la Biodinamica dei fluidi
27 – 28/10/2018 – Con Gerald Pollack , Remo Rostagno e Doris Plankl