di Luisa Brancolini
Articolo tratto da
“L’altra medicina” Magazine n. 52/2016
Il Respiro della Vita è come una casa in fondo all’oceano con tutte le finestre e le porte aperte. Siamo immersi nel Mare intorno a Noi, che continua a muoversi dentro, attraverso, intorno e oltre anche se siamo fermi.
Adah Strand Sutherland
Il mare intorno a noi
In superficie la tempesta, ma sul fondo del mare la quiete più profonda. Così nelle nostre vita: la quiete è dentro di noi. E si può raggiungere aprendoci al Respiro della Vita…..
Una casa in fondo al mare, attraversata dalle correnti, con tutte le finestre e le porte aperte, questa è una delle più famose metafore della Biodinamica Craniosacrale. E’ stata scritta da Adah Strand Sutherland, moglie di William G. Sutherland, l’osteopata statunitense riconosciuto come padre della nostra disciplina.
La casa in fondo all’oceano
La casa rappresenta ognuno di noi, sospesi dalle maree nelle profondità dell’oceano, ma anche attraversati da esse, per questo le porte e le finestre sono aperte. La luce all’interno è accesa, è luce liquida perché sono proprio i nostri fluidi a trasportare la forza vitale. La metafora si riferisce al fatto che siamo tutti immersi nella stessa sostanza, attraversati e modellati da quello che in Biodinamica Craniosacrale è conosciuto come il Respiro della Vita. Il Respiro della vita è una forza vivificante, che porta in sé qualcosa di sacro, origina dalla quiete più profonda e si esprime come luce e vibrazione, generando dei ritmi lenti che ci sostengono.
Torniamo a sentire il respiro della vita
Quando, nella sessione di Biodinamica Craniosacrale, sperimentiamo la sua presenza è difficile trovare le parole per descriverlo, percepiamo un grande senso di pace e di spazio, possiamo sentire un profondo senso di compassione e di interconnessione. Diventiamo testimoni della sua funzione creativa, facciamo esperienza di una radianza che apre il nostro cuore e ci porta a comprendere che la separazione tra gli esseri è solo un’illusione. Queste forze che ci attraversano, modellandoci, hanno la qualità di inter-connetterci. La vita è relazionale e siamo tutti inter-dipendenti. Fin dai primissimi momenti di vita cerchiamo relazioni empatiche per soddisfare i nostri bisogni di base. Il nostro senso dell’essere e dello stare bene dipendono dalle modalità con cui questi bisogni vengono corrisposti.
Riscoprire l’accoglienza amorevole
Se un bambino viene accolto amorevolmente e supportato, ma soprattutto riconosciuto dai genitori o dai caregiver nella sua capacità di amare, sarà in grado creare un senso di se stesso, svilupperà un attaccamento sicuro e potrà riconoscere la natura delle relazioni che incontra nella vita. Mentre, se un bambino fa esperienze che lo sopraffanno, come quelle di rifiuto e di abbandono, o comunque non viene creato intorno a lui un campo di accoglienza e sostegno sufficientemente buono fin dalla primissima infanzia, può sviluppare una percezione ristretta della realtà, pensieri ripetitivi, comportamenti difensivi e difficoltà nelle relazioni.
La risonanza con il bambino dentro di noi
Le ferite irrisolte e i bisogni non riconosciuti dell’infanzia si mostrano spesso durante le sessioni di Biodinamica Craniosacrale. Per questo motivo la psicologia pre e perinatale è diventata un fattore importante nella nostra pratica. Si è scoperto che le esperienze relazionali che il ricevente ha sperimentato da piccolo, con i genitori o con il caregiver, risuonano con il campo di relazione accogliente, recettivo e di sostegno instaurato e mantenuto dall’operatore momento dopo momento, durante tutta la sessione.
Oltre le barriere individuali
Creare un campo di relazione sicuro ed empatico, è il punto di partenza di tutto il nostro lavoro. Come operatori impariamo ad incontrare l’altro da uno spazio di quiete, in modo rispettoso, inoltre sviluppiamo la capacità di stare completamente nel presente, con consapevolezza. Quando ci approfondiamo in questo stato di presenza silenziosa, ci rendiamo conto che la presenza che si manifesta in noi stessi è uguale a quella che si manifesta nei riceventi, ed è da questa base che emerge l’interconnessione empatica da essere a essere. Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta e costruttore di pace, chiama questo stato naturale inter-essere .
Osservare le onde della quiete
Durante la sessione, mentre sosteniamo il ricevente con un campo di relazione empatico e sintonizzato, avviene una risonanza che gli permette di aprirsi ad un ascolto percettivo, profondo e consapevole di se stesso. Attraverso questa sinergia silenziosa, i processi di auto-guarigione si manifestano naturalmente e il nostro lavoro di operatori riguarda il trovare un modo di stare con il ricevente, accompagnadolo mentre si riconnette con la quiete e con l’interezza.
In questo modo il ricevente può contattare una parte profonda di se stesso, più integra, più risorsificata, che gli permette di trasformare le emozioni e i traumi trattenuti nel corpo, riacquisire il suo potere personale e affrontare la quotidianità in modo più consapevole e presente. Il fondo del mare è un luogo di quiete dal quale possiamo osservare le onde da una certa distanza, senza sentirci coinvolti dai ritmi caotici e dove possiamo essere in contatto con le correnti più profonde e lente.
Riconnettersi con i ritmi lenti della Sorgente
E’ un luogo dal quale possiamo osservare che anche noi siamo come le onde del mare, perchè siamo la manifestazione di qualcosa di più grande che non può essere creato e nemmeno distrutto, che è libero dal nascere e dal morire. È un principio universale che si manifesta come salute innata in tutti gli esseri.
Secondo la Biodinamica craniosacrale, in ogni organismo vivente c’è un’intelligenza che lo ha generato e che continua a crearlo in ogni stadio della vita, la salute nella sua forma più originaria è l’espressione della creatività dell’universo. Il nostro corpo viene costantemente rigenerato e guarito dalle stesse forze biodinamiche che lo hanno creato.
Ricevere sessioni è un modo per facilitare la riconnessione con queste forze trasportate dai ritmi lenti, con la quiete, che è la nostra Sorgente, e con una profonda verità: la salute non è mai persa.
La storia di Natalia
COME UN FIORE CHE SI APRE
Liberamente tratto dal libro
“Biodinamica Craniosacrale basata sulla Mindfulness, in 12 passi.
La consapevolezza per sviluppare benessere e vitalità“.
di P. B. Casartelli e L. Brancolini, 2014- Edizioni Red!
Quando Natalia iniziò il suo percorso di Biodinamica Craniosacrale aveva 35 anni e desiderava prendersi maggiore cura di sé, si sentiva poco in forma, gonfia e sempre in tensione. Fin dalle prime sessioni, come operatore, avevo notato uno schema di iper-lavoro, che comprendeva pasti irregolari o consumati in fretta, molto sport, tante attività interessanti, ma poco riposo. Al contatto percepivo una sensazione di densità nella zona dell’osso sacro, di tensione in tutta la parte destra del corpo e freddo diffuso. La sua tendenza era quella di perdersi totalmente nei pensieri ed nelle reazioni che gli stessi producevano, scollegandosi dal corpo.
Durante la quinta sessione, sprofondammo in una quiete che non avevo ancora percepito nel suo sistema, ma dopo pochi minuti Natalia iniziò a sentire un dolore alla gamba destra. La guidai a stare con le sensazioni e a trovare un senso di agio nel resto del corpo che la aiutasse a rimanere presente a queste sensazioni così intense e sgradevoli.
Il dolore alla gamba lentamente passò e tutto il suo corpo si assestò in uno stato di calma. Alla fine della sessione Natalia mi mostrò una lunga cicatrice sulla coscia e mi disse che anni prima era caduta dal motorino. Durante l’ottava sessione, mi accorsi che la zona dell’osso sacro manifestava più vitalità. Quando allargai lo sguardo percettivo oltre le pareti della stanza, ci immergemmo in una grande quiete. Potevo sentire tutto il suo corpo fluido respirare attraversato da onde che arrivavano e poi tornavano all’orizzonte. Natalia si stava permettendo di abbandonarsi al flusso delle sensazioni piacevoli.
Natalia raccontò di aver sentito un senso di calore nell’addome, abbinato ad un intenso benessere; ne aveva definito anche il colore: dorato. Lo paragonò ad un fiore che si apriva, mi colpì la dolcezza con cui mi riferì queste parole e potei percepire un senso di amorevolezza verso se stessa. Lavorammo ancora insieme per diversi mesi, da principio una volta alla settimana e successivamente ogni due. Natalia durante il percorso approfondì le sue capacità di ascolto, imparò a lasciarsi andare, a rallentare e a dedicarsi quotidianamente dei momenti piacevoli.
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