L’invito

 

L’invito

Lo studio del cervello degli scacchisti e dei campioni di memoria, indica che in molti casi si può raggiungere un’attività mentale selettiva ed intensa riducendo, anziché aumentando, il ritmo del cervello. Questo lo possiamo sperimentare molto bene anche con una semplice passeggiata nella natura o respirando lentamente.
Quindi lento è meglio!

Le velocità contemporanee istigano il procrastinare, accavallano ed aggrovigliano cicli fisiologici con altri cicli, oscurando la via. Facilmente ci si ritrova a prestare iperattenzione verso l’esterno, proiettandoci fuori dal corpo, verso la dissociazione, instaurando una cronica sordità propriocettiva.
È un sintomo che si manifesta.

Prendiamo un bel respiro…

Prima di rispondere all’eterna domanda “chi sono io?”, occorre rispondere ad un’altra domanda “dove sono io?”
Per offrire risposta a ciò, possiamo interpellare la tensegrità del sistema connettivale (tra l’altro dichiarato organo), la sua intrinseca qualità di lentezza intera, istigatrice del rilassamento della tensione muscolare e psichica; lentezza per un ripristino del controllo neurovegetativo e del corretto ciclo sonno/veglia; per la normalizzazione della pressione sanguigna; per il miglioramento del metabolismo e della respirazione; per il rinforzo del sistema immunitario; per l’aumento del rilascio di endorfine; per il miglioramento della capacità propriocettiva e della coordinazione motoria.

Abbiamo a che fare con un paradosso, vero? Sa di… meno faccio e meglio vivo.
Insomma, decelerazione è la parola d’ordine o, meglio, l’azione d’ordine.
Questo è un caro invito ad incarnare la profonda e saggia fisiologia della vita che ci scorre dentro e fuori.
Questo è un invito rivolto a noi operatori.
Ti inviti?

 

 

paolo raccanello

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